Stimolare precocemente la percezione del corpo, sviluppare la consapevolezza delle proprie capacità, alzare difese contro i disturbi dell’apprendimento, promuovere attivamente la coesione dei gruppi classe e l’inclusione. Tutto attraverso il linguaggio, universale, della musica. Sono gli ingredienti di Musicrescendo, il progetto che l’area Mediazione culturale di Codess FVG porta da diversi anni nelle scuole dell’infanzia del territorio.
“I laboratori di Musicrescendo sono ideati e realizzati da professionisti in ambito musicale e didattico e nascono da un interesse di fondo verso i processi di apprendimento. In questi percorsi lavoriamo, da una parte, sulle funzioni esecutive, come l’attenzione, la concentrazione, la memoria, l’autoregolazione. Strutture mentali che costruiscono, tutelano e supportano per tutta la vita i nostri processi cognitivi e in primis l’apprendimento, e che hanno il loro periodo di massimo sviluppo fra i 3 e i 5 anni. Dall’altra, i nostri laboratori sono orientati a consolidare i prerequisiti necessari agli apprendimenti scolastici, quali per esempio il precalcolo, la prescrittura, le abilità meta-fonologiche” spiega Miriam Ibarra, educatrice professionista di Codess FVG, ideatrice e promotrice del progetto.
Ma perché utilizzare la musica? “La musica è un linguaggio universale, come dimostrano diverse ricerche in ambito neuropsicologico. Allo stesso tempo, l’ascolto della musica attiva risorse che attengono al linguaggio e alla cognizione numerica, facendole lavorare in sinergia per dare un senso a quanto ascoltiamo. Non esiste un altro tipo di compito che faccia lavorare il nostro cervello come la musica” spiega Ibarra.
Oltre a stimolare le acquisizioni cognitive, i laboratori di Musicrescendo hanno una vocazione spiccatamente relazionale. “Le linee guida nazionali del Ministero 2012 invitano a proporre ai bambini di questa età le prime esperienze di cittadinanza, intesa come scoperta dell’altro e valorizzazione dei suoi bisogni. Il percorso Musicrescendo si inserisce pienamente nel solco di queste indicazioni, portando a stabilire regole condivise, necessarie al bambino per comunicare attraverso il suono e non attraverso un linguaggio parlato: perché il suono diventi portatore di comunicazione, nell’esperienza del suono l’operatore deve guidare i bambini verso un significante di relazione, stabilendo così in modo spontaneo il corretto approccio e le regole base per la comunicazione umana”.
“La metodologia di riferimento è principalmente quella del game training, già presente nella nostra realtà nazionale presso scuole e associazioni, su cui si innesta la prospettiva interculturale dei mediatori che prima costituivano l’équipe di CESI, poi confluiti in Codess FVG – spiega Ibarra. – Con questo approccio metodologico, abbiamo creato una serie di giochi musicali appositamente studiati per potenziare le funzioni esecutive quali attenzione, autocontrollo e inibizione della risposta, memoria di lavoro e pianificazione. Le attività proposte creano inoltre ‘l’esperienza musicale’, promuovendo la consapevolezza della musica in tutte le sue declinazioni, cognitiva, emotiva e sensoriale. Con una forte connotazione interculturale, perché permettono ai bambini di esplorare sonorità lontane, diverse, favorendo l’inclusività didattica e culturale”.
“Il primo incontro è volto all’osservazione partecipante con un operatore musicale, un esperto in processi dell’apprendimento e la collaborazione degli insegnanti di riferimento del gruppo classe. La finalità di questo primo incontro è la progettazione di un percorso ad hoc, in grado di identificare e accogliere i reali bisogni del gruppo classe che si ha davanti. Inoltre, questa osservazione partecipante, permette di capire le modalità relazionali e di apprendimento dei bambini in modo attivo, attraverso la proposta di attività ludiche non solo di natura musicale. A questo seguono gli incontri attivi con i bambini, 8 appuntamenti che variano fra i 40 e i 60 minuti a seconda dell’età e delle esigenze del gruppo classe. Concludiamo il percorso con una lezione aperta dove i genitori possono partecipare attivamente.”