Intervista a Giorgia Cozzolino, Servizio socioeducativo di Latisana di Codess FVG

Chi lavora in Cooperativa lo sa bene: operare nei servizi significa tessere relazioni, coltivare il contatto e la presenza. Proprio quegli elementi che l’emergenza sanitaria ha messo al bando, stravolgendo il lavoro sociale, spazzando via pratiche consolidate e costringendo tutti, operatori e utenti, a trovare nuove modalità di incontro e lavoro. Ne abbiamo parlato con Giorgia Cozzolino, educatrice del Servizio socioeducativo di Latisana, per sapere da chi è sul campo come ha vissuto le varie fasi della pandemia, quali sono state le difficoltà, quali gli insegnamenti.

Strategie alternative per coltivare le relazioni

“All’inizio sembrava una cosa lontana, è stato il lockdown a dare lo scossone, perché non potevamo vivere i rapporti umani in presenza, soprattutto con i ragazzi con cui è difficile pensare un intervento a distanza. Fin da subito mi sono attivata con messaggi WhatsApp o videochiamate, organizzate con regolarità per le situazioni più delicate. Il nostro lavoro è fondato sulla relazione, era necessario trovare strategie alternative per continuare a coltivarla. Dovevamo riuscire a rendere coinvolgente una modalità inedita, cosa non semplice, e abbiamo puntato sul fatto che potesse essere una novità curiosa e divertente.

Il lockdown per i ragazzi

“Per i ragazzi i mesi del lockdown sono stati estremamente faticosi. Tanti hanno difficoltà a stare fermi e passare le giornate chiusi in casa è stato durissimo per loro. Non immagino quanto sia stato impegnativo per le famiglie contenere l’impulso fisico nei ragazzi, che a differenza di noi adulti non erano in grado di razionalizzare e di trovare spiegazioni alla situazione che stavano vivendo. Inoltre, dopo il lockdown ci sono stati casi di ragazzi che hanno abbandonato la scuola.

La ripresa delle attività

“Nei mesi successivi il servizio è ripreso in presenza, salvo limitazioni a titolo personale. Oltre ai FAP, sono stati riattivati anche i servizi territoriali, sempre nel rispetto delle regole. Pian piano c’è stata anche l’apertura rispetto ai trasporti. La grande novità è stata la possibilità di convertire il servizio scolastico in servizio domiciliare, fondamentale per i ragazzi che hanno difficoltà a seguire la didattica a distanza.
Ritrovare i ragazzi dopo il lockdown, come avevamo tanto desiderato, è stata una grande emozione: il ‘cosa faremo’ è passato in secondo piano, il bisogno di relazione era più forte qualsiasi altra cosa.

Sorprese

“Fra tante difficoltà c’è stata però anche qualche bella sorpresa. Per esempio, abbiamo visto che avere molto tempo a disposizione per videogame e TV e non dover rispettare orari la sera e la mattina non bastava a soddisfare il bisogno di relazione dei ragazzi: questo mi ha sorpreso e mi ha rincuorato, mi ha dato la spinta a dire ‘si può fare’ e ad andare avanti, perché giornate di sconforto ci sono state.
Abbiamo imparato molto. Ho avuto la conferma che è necessario avere la capacità di cambiare prospettiva, di rimettersi in gioco sempre. Solo così è possibile creare qualcosa di alternativo, che non compensa al 100% la mancanza, ma può dare sicuramente qualcosa.